L’artista è lo scultore siciliano Salvatore Rizzuti, classe 1949, il quale ha donato ben 33 delle sue opere al Museo civico di Caltabellotta, suo paese natio in provincia di Agrigento. Dal 2014, infatti, è allestita una esposizione permanente formata da ben 5 sale.
Nel suo “omaggio alle radici” si legge: “La mia donazione non vuole essere un atto di generosità, bensì una testimonianza del mio essere artista e cittadino di questo paese, in cui sono nato e a cui sono profondamente legato, per il quale ho sentito il dovere di fare la mia piccola parte, aggiungendo un tassello all’arte e alla bellezza, che a Caltabellotta regnano sovrane, da qualsiasi parte si volge lo sguardo.
Ai miei concittadini chiedo semplicemente di assumere la donazione come propria, come patrimonio collettivo da trasmettere alle generazioni future, accudendola come un bene comune e considerandola qualcosa attraverso la quale poter rigenerare lo spirito, che è lo scopo primario di ogni forma d’arte.”
L’opera si intitola “VESPRO SICILIANO” ed ha un fortissimo impatto figurativo.
Realizzata in legno di frassino assemblato, rappresenta la Sicilia che viene violentata da Carlo D’angiò, mentre viene tenuta per mano dal papa Urbano IV. E’ un chiaro riferimento alla dominazione francese che i siciliani mal tollerarono, dopo l’età dell’oro con lo Stupor Mundi, tanto da portarli alla rivoluzione popolare del 1282, scoppiata in occasione del lunedì dell’Angelo nei pressi del sagrato della Chiesa del Santo Spirito a Palermo.
La città natale dello scultore ha, infatti, una grande importanza storica; proprio in quel luogo fu’ firmata, appunto, la pace di Caltabellotta il 31 Agosto 1302, che di fatto mise fine alla prima fase dei vespri siciliani
Leggendo i commenti nelle varie discussioni, ci si rende subito conto come questa opera scateni nei siciliani sentimenti travolgenti, difficilmente descrivibili a parole! Esiste, ed è forte, un sentimento indipendentista nelle coscienze dei siciliani; e le ragioni storiche di tale sentimento sono perfettamente comprensibili.
Una riprova di quanto questo sentimento sia forte e diffuso viene dato dall’elevatissimo numero di movimenti/partiti “separatisti” formatisi negli anni in Sicilia. Una prima classificazione l’abbiamo grazie al professore Salvatore Musumeci nel suo libro “Tra Separatismo e Autonomia”: Fronte Nazionale Siciliano, Rifondazione del MIS, Fronte Giustizialista Siciliano, Terra e Liberazione, Unione Popolare Siciliana, Movimento Rinascita Siciliana, Sud in Movimento, Noi Siciliani-FNS, Alleanza per la Sicilia Democratica nel Mondo, Partito Siciliano d’Azione, Federalisti Comunisti Noi Siciliani, L’Altra Sicilia, Nuova Sicilia e Patto per la Sicilia, Federalisti Siciliani, Partito del Popolo Siciliano, Alleanza Siciliana, Lega per l’Indipendentismo della Sicilia. A questi gruppi si aggiungono altre sigle: Siciliani Liberi, Sicilia in Movimento, I Nuovi Vespri, Sicilia Nazione, Movimento di Liberazione Nazionale, Avanguardia Giovanile Siciliana, Movimento Separatista Siciliano, Movimento Nazionale Siciliano.
Molto spesso però questo sentimento viene “classificato ed archiviato” come “folklore popolare”, ma evidentemente non è così; bisogna stare molto attenti a non sottovalutare queste dinamiche, soprattutto dopo le assurde pretese delle regioni più ricche (Lombardia, Veneto ed Emila Romagna) di ottenere l’autonomia differenziata (secessione dei ricchi).