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700 Milioni “Infilati” Nel Decreto Venezia Per I Debiti Di Arcelor Mittal

Sen. De falco: il caos. Che c’azzecca?

Scritto da MeridionLine a Agosto 2021   | Economia Politica Salute #ilva #salute #taranto

E’ stato approvato dal Senato, con una larghissima maggioranza, un emendamento all’articolo 3 del “Decreto Venezia” (DL 20/7/2021, n. 103) per erogare un finanziamento fino a 705 milioni di euro per mantenere in vita l’ex-ILVA di Taranto.

L’emendamento, presentato da Agostino Santillo (M5S), Stefano Collina (Pd) e a prima firma Luigi Vitali (FI), sembra quasi rappresentare un “patto d’acciaio” fra Forza Italia, M5S e PD. Con questo bel “regalo”, Acciaierie d'Italia riceverà più di 700 milioni di euro per colmare i propri debiti e, magari, riuscire ad andare avanti ancora qualche mese. Con questo emendamento, si autorizza Invitalia a costituire una società con un capitale sociale fino a 70 milioni di euro per “risollevare” le sorti dell’ormai decadente ex-ILVA.

Tra l’altro, c’è da considerare un altro aspetto abbastanza curioso: il bilancio di Acciaierie d'Italia non è ancora pubblico, mentre quello della holding lo è già.

Sen. de Falco: che c’azzecca?

Molto critica la posizione del Senatore Gregorio de Falco, tra i pochissimi a votare contro l’emendamento: “Nascosto in un emendamento all'articolo 3 del decreto Venezia, si affida ad Invitalia, e quindi ad Arcuri, il compito di costituire una società (capitale 70.000.000 di euro) per acquisire la maggioranza della società Arcelor Mittal Italia, con un fondo di 705.000.000 di euro.
Che c'azzecca ?
[…] Ricompriamo, quindi, un credito già nostro sull'ex ILVA, con un emendamento su Venezia. Il caos!.

Nel 2018, Arcelor Mittal era approdata in Italia con la promessa di salvaguardare la tenuta occupazionale per 12000 persone e produrre milioni di tonnellate di acciaio. A vedere i conti e la produzione della società sembra proprio non essere così.

Stranezza...

E’ davvero particolare la modalità con cui viene erogato un finanziamento da 700 milioni per tenere in vita il siderurgico di Taranto; lo si fa attraverso il “decreto Venezia” che ha uno scopo totalmente avulso.

L’emendamento che ha come primo firmatario il brindisino Luigi Vitali, sembra essere l’ennesimo investimento “disperato” nel siderurgico di Taranto. A valle delle recenti vicende giudiziarie che hanno interessato l’acciaieria tarantina, bisognerebbe evitare queste operazioni alquanto contorte.

Eutanasia?

Ormai è nota a tutti la disastrosa situazione finanziaria del siderurgico pugliese, i cui bilanci si chiudono in perdita da ormai troppo tempo. E’ purtroppo noto anche lo stato penoso degli impianti, vetusto e mal manutenuto. Infatti, non di rado si verificano incidenti sul lavoro (e a volte ci scappa anche il morto). I danni ambientali sono enormi, non quantificabili, come lo sono i danni all’economia locale; non si contano le attività commerciali che hanno subito ingenti perdite a causa delle emissioni inquinanti dell’ILVA. Non sono quantificabili nemmeno i danni causati alla salute o alla vita dei cittadini di Taranto, i quali sono costretti ogni giorno a respirare le polveri ed i veleni immessi nell’aria.

Alla luce di questa situazione disastrosa, è logico chiedersi se sia davvero necessario continuare a tenere in vita un “mostro” di tali dimensioni, il quale produce circa un terzo dell’inquinamento italiano. Non sarebbe meglio investire quei fondi per iniziare la bonifica del territorio, in modo da dare una speranza alla citta di Taranto?


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Valentina R.   -   06 Agosto 2021 Nel mio quartiere (tamburi) non c'è famiglia che non stia piangendo un morto di cancro. Maledetti

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