Il preoccupante allarme è stato lanciato dal Prof. Gianfranco Viesti, docente di Economia Applicata presso l’Università di Bari, il quale ha condotto un attento ed approfondito studio delle migliaia di pagine del PNRR.
In un dettagliato articolo pubblicato su “Il Mattino” si legge: “il Governo ha deciso di investire non meno del 40% delle risorse territorializzabili del PNRR (pari a circa 82 miliardi) nelle otto regioni del Mezzogiorno. Sul sito del Ministro per il Sud (ma non nel Piano) è reperibile anche una tabella con la ripartizione degli 80 miliardi nelle diverse Missioni. […] C'è solo un piccolo problema: gli 80 miliardi destinati al Sud nel testo ufficiale del PNRR non ci sono”.
Il Prof. Viesti da anni si dedica ai temi dell’economia applicata al Meridione ed è sicuramente una delle menti più preparate in questo campo. Ha, infatti, studiato “dettagliatamente tutte le singole linee di investimento del Piano e del Fondo Complementare che lo accompagna, nonché i copiosi materiali aggiuntivi inviati dal governo alla Commissione europea”, giungendo ad una allarmante conclusione: “Questo dato è certo: le risorse allocate sicuramente al Sud sono 22 e non 82 miliardi, cioè il 10% del totale. […] Il Governo ha cioè preso un generale impegno politico a favore del Sud: ma a tale impegno non ha fatto seguire una redazione conseguente e coerente del Piano”.
Se si applicassero i criteri con cui l’UE ha ripartito il Recovery fund fra gli stati, al Sud spetterebbe poco meno del 70% del totale (cioè circa 145 miliardi). Il Governo ha annunciato un “grande impegno” nei confronti del Sud il quale (sempre a suon di promesse) si tradurrebbe in circa il 40% del Recovery Fund: se pur fosse destinato al Sud il 40% (come grandiosamente annunciato dalla Ministra per il Sud, Mara Carfagna) dell’intero Recovery Fund, basterebbe a colmare il gap nord-sud come ci chiede l’Europa?
Adesso scopriamo che, come sospettato, quegli 82 miliardi rimangono solo una “grandiosa promessa” di cui non si ha nessuna certezza, anzi… Infatti, all’interno del PNRR è presente una grande quantità di risorse “non territorializzabili”; questa enorme quantità di risorse non ha allocazione territoriale predefinita. Il Prof. Viesti sostiene che, se non si impongono dei vincoli ben precisi, questa quantità di risorse “assolutamente maggioritaria” andrà a finire “dove l'economia è più forte e ci sarà maggior tiraggio delle misure”, e cioè sicuramente non al Sud.
In pratica l’allocazione di queste “risorse vaganti” dipenderà in gran parte delle Norme attuative di riparto che verranno definite dai diversi Ministeri competenti, ma “ad esempio nel primo bando sugli asili nido (che già usa risorse del PNRR) sono stati inseriti diversi criteri che non favoriscono certo chi oggi non ne ha”, sottolinea il Prof. Viesti.
Un altro aspetto che penalizzerebbe fortemente il Sud è quello dei bandi per l’allocazione delle risorse su base “competitiva”. Infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, per questa tipologia di bandi i beneficiari sono i Comuni, i quali dovranno presentare dei progetti. Come è noto ormai, molti comuni del Sud sono in carenza di organico. Uno studio ha stimato una carenza di circa 5000 dipendenti pubblici nei Comuni Meridionali. Il concorso per 2800 tecnici al Sud del ministro Brunetta si è rivelato un autentico flop: ad oggi le assunzioni previste sarebbero 821, meno di un terzo dei posti a bando.
Il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale non usa mezzi termini: “Ci aspettavamo il male, è arrivato il peggio: dei soldi del Recovery Fund al Sud andrà non il 70%, ma il 10! E il resto mancia? No: furto.”
"Nel Pnrr, il Prof. Viesti ha individuato altri 13 miliardi che, “probabilmente” potrebbero essere ugualmente destinati al Sud, ma in buona parte per sostituire con soldi europei, finanziamenti già fatti con soldi nazionali. Una presa in giro, ma con un trucco ulteriore: e le risorse nazionali così “recuperate” dove vanno? Mi spiego meglio: facendo finta di investire nel Mezzogiorno soldi europei, sottrai al Sud risorse già sue, di cui non si conosce la nuova destinazione".
L’Europarlamentare Piernicola Pedicini ha presentato una petizione all’UE per chiedere una equa ripartizione delle risorse all’interno del PNRR:
”La nostra istanza è chiara: il PNRR italiano deve essere rivisto alla luce delle indicazioni europee. Il 40% delle risorse per il Mezzogiorno dichiarato dal governo e molto al di sotto di quanto stabilito dalla Commissione Europea per di più non è neanche certo!”
”Per usufruire delle risorse del Recovery Plan, l’Italia ha l’obbligo di recuperare il divario esistente rispetto alle economie europee più avanzate, in termini di Pil, disoccupazione e infrastrutture. Ciò significa che deve necessariamente investire la maggior parte dei fondi al Sud”.
Per sostenere la petizione è sufficiente scaricare il modulo, compilarlo in tutte le sue parti ed inviarlo all’indirizzo mail: piernicola.pedicini@europarl.europa.eu